Giugno è un mese bellissimo, speciale, e non è facile non farsi tentare dalla magia della natura nel pieno del suo rigoglio.
Siamo reduci dalle copiose fioriture di maggio che ci hanno appagati del lavoro del tardo inverno-inizio primavera e vorremmo poter uscire in giardino e lasciarci andare al relax, ma… se da un lato giugno è un mese che invoglia a raggiungere in fretta un dondolo o una sdraio, dall’altro è altresì il mese in cui i lavori incalzano.
Lavori tutti importanti e nessuno dei quali rimandabili: non richiedono grandi sforzi, né una particolare conoscenza tecnica o l'impiego di grandi mezzi, ma sono lavori continuativi, il giardino ce li richiede con insistenza affinché possiamo continuare a godere della sua bellezza.
Le stesse regole valgono anche per chi coltiva le sue piante in un terrazzo, dato che comunque non è certo la coltivazione in vaso che rende meno impegnativa la nostra passione, anzi!
Tanto per dare qualche indicazione di massima, ecco una sorta di elenco di lavori di “primo livello” che sicuramente potrà servire anche ai nostri amici terrazzauti.
Partiamo innanzitutto con la messa a dimora di bulbose a fioritura estivo-autunnale.
Dahlie e Gladioli, Ixia e Canna indica, giusto per fare qualche nome, vanno interrati entro la metà di giugno prima che sia troppo tardi, per non rischiare che inizino la fioritura quando inizia il brutto tempo autunnale.
È sempre preferibile mettere a dimora le bulbose in gruppi, così da ottenere un effetto a macchia che diventa di particolare pregio estetico sia in giardino sia in vaso, magari piantandoli a scalare, così da ottenere anche fioriture diversificate in relazione al periodo di piantagione.
Al nord questo è anche il momento di cominciare ad estrarre i bulbi a fioritura primaverile che non tollerano le basse temperature invernali o le continue piogge.
I loro fogliami, ormai ingialliti, ci dicono che il loro ciclo è terminato e quindi che è possibile estrarli dalla terra per metterli ad asciugare in un posto ombroso ed asciutto, ben areato.
Dopo qualche giorno, sarà possibile recidere le foglie a non più di 3-4 cm. di lunghezza, cospargere il bulbo di polvere anticrittogamica e riporre il tutto in cestini riempiti di paglia, oppure in vecchi collants (sì, proprio le calze da donna) in un luogo buio e fresco ma non umido.
Un altro lavoro da effettuarsi è quello di sostituire le annuali primaverili, come le Primule, le Viole, le Pratoline, i Non-ti-scordar-di-me, che inevitabilmente con l’arrivo dei primi caldi tendono ad appassire e a dare un aspetto disordinato e malandato alle aiuole o alle fioriere.
L’estate offre un’ampia gamma di annuali con cui rinnovare bordure e vasi: Salvia splendens, Begonie, Ageratum, Fiori di Vetro, Nuova Guinea, Tagete, Scaevola e il re incontrastato dei terrazzi e dei balconi: il Geranio.
Mentre piantiamo le nostre compagne di viaggio attraverso l’estate, possiamo anche già pensare a seminare le piantine che andremo a interrare con la prossima primavera.
Un’operazione di vitale importanza per gli arbusti da fiore è la potatura.
Molti di loro hanno portato a termine il loro meraviglioso compito ed ora noi dobbiamo asportare lo sfiorito e riordinare i volumi, preparare quindi i nostri arbusti alla fioritura del prossimo anno.
Philadelphus, Deutzia, Forsythia, Viburni, Spiree, Kerria hanno tutti necessità di un intervento.
Da un lato, qualora servisse, va contenuta la crescita, dall’altro va stimolato l’arbusto a produrre nuovi rami che l’anno prossimo porteranno fiori.
In taluni casi e ciclicamente, è anche bene effettuare delle potature di svecchiamento, così da evitare che l’arbusto lignifichi eccessivamente e fiorisca poco.
Va comunque detto che tutto lo sfiorito, indipendentemente dalla pianta, andrebbe asportato, a meno che non desideriamo raccogliere i semi.
Gli stessi criteri valgono per le Rose.
Quelle rifiorenti, ormai, avranno dato il massimo e perché rifioriscano è necessario che venga asportato lo sfiorito, assieme ad una porzione del ramo che ha portato i fiori.
Le Rose non rifiorenti, invece, non necessiterebbero di potature se non quelle di riordino e contenimento degli arbusti più vigorosi.
Vale la pena anche di assicurarsi che i succhioni (o polloni) non siano presenti tra i nostri rosai.
Per individuarli con certezza, basterà controllare da dove partono i rami più vigorosi all’attaccatura. I polloni nascono al di sotto del portainnesto (quella parte appena più rigonfia che di solito si pianta fuori terra di pochissimi centimetri) e i rami sono particolarmente vigorosi, ricoperti di foglie più piccole rispetto a quelle della nostra Rosa e di color verde più chiaro, talvolta glauco. Producono fiori semplici, cioè a cinque petali.
È sorprendente come queste piante riescano comunque a prendere il sopravvento rispetto alla pianta a cui hanno dato vita… una sorta di messaggio, un qualcosa che sembra far capire all’uomo che malgrado tutti i suoi interventi non riuscirà mai a dominare e ad asservire completamente la natura.
In ogni caso, lasciare questi getti significa far diventare predominante la Rosa che ha dato vita a quella in nostro possesso e quindi far tornare il nostro arbusto alla forma primigenia, quella selvatica.
Siamo reduci dalle copiose fioriture di maggio che ci hanno appagati del lavoro del tardo inverno-inizio primavera e vorremmo poter uscire in giardino e lasciarci andare al relax, ma… se da un lato giugno è un mese che invoglia a raggiungere in fretta un dondolo o una sdraio, dall’altro è altresì il mese in cui i lavori incalzano.
Lavori tutti importanti e nessuno dei quali rimandabili: non richiedono grandi sforzi, né una particolare conoscenza tecnica o l'impiego di grandi mezzi, ma sono lavori continuativi, il giardino ce li richiede con insistenza affinché possiamo continuare a godere della sua bellezza.
Le stesse regole valgono anche per chi coltiva le sue piante in un terrazzo, dato che comunque non è certo la coltivazione in vaso che rende meno impegnativa la nostra passione, anzi!
Tanto per dare qualche indicazione di massima, ecco una sorta di elenco di lavori di “primo livello” che sicuramente potrà servire anche ai nostri amici terrazzauti.
Partiamo innanzitutto con la messa a dimora di bulbose a fioritura estivo-autunnale.
Dahlie e Gladioli, Ixia e Canna indica, giusto per fare qualche nome, vanno interrati entro la metà di giugno prima che sia troppo tardi, per non rischiare che inizino la fioritura quando inizia il brutto tempo autunnale.
È sempre preferibile mettere a dimora le bulbose in gruppi, così da ottenere un effetto a macchia che diventa di particolare pregio estetico sia in giardino sia in vaso, magari piantandoli a scalare, così da ottenere anche fioriture diversificate in relazione al periodo di piantagione.
Al nord questo è anche il momento di cominciare ad estrarre i bulbi a fioritura primaverile che non tollerano le basse temperature invernali o le continue piogge.
I loro fogliami, ormai ingialliti, ci dicono che il loro ciclo è terminato e quindi che è possibile estrarli dalla terra per metterli ad asciugare in un posto ombroso ed asciutto, ben areato.
Dopo qualche giorno, sarà possibile recidere le foglie a non più di 3-4 cm. di lunghezza, cospargere il bulbo di polvere anticrittogamica e riporre il tutto in cestini riempiti di paglia, oppure in vecchi collants (sì, proprio le calze da donna) in un luogo buio e fresco ma non umido.
L’estate offre un’ampia gamma di annuali con cui rinnovare bordure e vasi: Salvia splendens, Begonie, Ageratum, Fiori di Vetro, Nuova Guinea, Tagete, Scaevola e il re incontrastato dei terrazzi e dei balconi: il Geranio.
Un’operazione di vitale importanza per gli arbusti da fiore è la potatura.
Molti di loro hanno portato a termine il loro meraviglioso compito ed ora noi dobbiamo asportare lo sfiorito e riordinare i volumi, preparare quindi i nostri arbusti alla fioritura del prossimo anno.
Philadelphus, Deutzia, Forsythia, Viburni, Spiree, Kerria hanno tutti necessità di un intervento.
In taluni casi e ciclicamente, è anche bene effettuare delle potature di svecchiamento, così da evitare che l’arbusto lignifichi eccessivamente e fiorisca poco.
Va comunque detto che tutto lo sfiorito, indipendentemente dalla pianta, andrebbe asportato, a meno che non desideriamo raccogliere i semi.
Gli stessi criteri valgono per le Rose.
Quelle rifiorenti, ormai, avranno dato il massimo e perché rifioriscano è necessario che venga asportato lo sfiorito, assieme ad una porzione del ramo che ha portato i fiori.
Le Rose non rifiorenti, invece, non necessiterebbero di potature se non quelle di riordino e contenimento degli arbusti più vigorosi.
Vale la pena anche di assicurarsi che i succhioni (o polloni) non siano presenti tra i nostri rosai.
Per individuarli con certezza, basterà controllare da dove partono i rami più vigorosi all’attaccatura. I polloni nascono al di sotto del portainnesto (quella parte appena più rigonfia che di solito si pianta fuori terra di pochissimi centimetri) e i rami sono particolarmente vigorosi, ricoperti di foglie più piccole rispetto a quelle della nostra Rosa e di color verde più chiaro, talvolta glauco. Producono fiori semplici, cioè a cinque petali.
È sorprendente come queste piante riescano comunque a prendere il sopravvento rispetto alla pianta a cui hanno dato vita… una sorta di messaggio, un qualcosa che sembra far capire all’uomo che malgrado tutti i suoi interventi non riuscirà mai a dominare e ad asservire completamente la natura.
In ogni caso, lasciare questi getti significa far diventare predominante la Rosa che ha dato vita a quella in nostro possesso e quindi far tornare il nostro arbusto alla forma primigenia, quella selvatica.
Autore: Anna Damiani