Nome botanico: Cynara scolymus
Nome comune: carciofo
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Foto corbezzolo:

Famiglia: Asteraceae
Genere: Cynara
Origine e eventuali info storiche: mediterranea nota per i pregi organolettici descritti anche dallo storico greco Teofrasto. La selezione del carciofo (Cynara scolymus) dal suo progenitore selvatico (Cynara cardunculus) sembra risalire alla Sicilia del I secolo d.C. a testimonianza di questa ipotesi nei dintorni di Mazzarino, in Sicilia, è ancora presente un'antica cultivar, che si ritiene una forma di transizione tra il cardo selvatico ed alcune delle varietà di carciofo più note.
Dalla Sicilia a partire dal XV secolo si è diffuso in Francia e Inghilterra fino alle Nuove Americhe dove, introdotto dai colonizzatori nel XVIII in California e Luisiana, è oggi altamente infestante.
Morfologia della pianta: pianta erbacea perenne, alta e larga fino a 1,5 metri, con rizoma dalle cui gemme si sviluppano numerosi fusti.
Le foglie presentano un notevole polimorfismo anche sulla stessa pianta (la cosiddetta eterofillia). Sono di forma oblungo-lanceolata, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai capolini, pennatosetta e più o meno incisa in quelle basali. Si presentano verde lucido o verde grigiastro sulla pagina superiore e verde cinereo per la presenza di tomentosità sulla pagina inferiore. Le estremità fogliari possono presentare delle spine in alcune varietà come lo 'Spinoso di Palermo' e lo 'Spinoso Sardo'.
I fiori sono ermafroditi, riuniti in un capolino sferoidale di circa 5–15 cm. di diametro, con ricettacolo carnoso su cui sono inseritii fiori caratterizzati da corolla tubulosa di colore azzuro violaceo e calice trasformato in pappo setoloso che facilita la dispersione degli acheni tramite il vento.
L'infiorescenza vera e propria è circondata da brattee che in piena fioritura si aprono e lasciano emergere i fiori. La parte edule del carciofo altro non è che la base delle brattee e il ricettacolo, generalmente chiamato cuore.
Il frutto è un achenio (erroneamente chiamato seme) di forma allungata e di colore bruno, provvisto di pappo.
Range di temperatura: adatto al clima temperato caldo delle zone costiere resiste abbastanza bene fino a temperature di 0°C. Temperature inferiori possono provocare danni alle infiorescenze ed alle foglie e temperature inferiori a -10°C danneggiano le gemme del fusto rizomatoso.
Il carciofo risente anche della temperatura molto elevata; tra la fine della primavera e l'estate va infatti in riposo vegetativo.
Fabbisogno idrico: teme i ristagni d'acqua e la siccità prolungata, ha elevate esigenze idriche che nella coltura precoce estiva comportano abbondanti integrazioni delle precipitazioni metereologiche con un turno medio di 8-10 giorni, mediante la tecnica dell'aspersione.
Terreno: ama terreni profondi, freschi, di medio impasto tendenzialmente neutri e ricchi di sostanze organiche, preferibilmente non argillosi.
Non è coltivabile in vaso, se non di dimensioni davvero grandi e profonde e comunque con esiti non particolarmente interessanti.
Concimazioni: al momento dell'impianto della carciofaia occorre interrare una buona quantità di letame. L'apporto successivo di fertilizzanti è fondamentale per la produttività, è necessaria per questo motivo la somministrare di fertilizzanti minerali in dosi elevate: la concimazione fosfatica e quella potassica si effettuano all'atto dell'impianto e negli anni successivi al momento del risveglio; quella azotata invece si somministra sia con fosforo e potassio, sia un paio di volte durante il periodo di picco dello sviluppo vegetativo.
Semina: partire da seme è una cosa delicata, adatta agli esperti. Se si desidera partire da seme occorre essere consapevoli che si otterranno carciofi piccoli, spesso molto spinosi e che occorre molto tempo.
La moltiplicazione si esegue, quindi, nel periodo autunno-primaverile con i "carducci" provenienti dalla scarducciatura di altre carciofaie. I carducci sono germogli che crescono alla base della pianta e devono portare una porzione di radice.
Dove si pratica il risveglio anticipato, l'impianto avviene con "ovuli" in estate. Gli ovuli sono le gemme che si formano alla base del fusto interrato, da cui alla ripresa vegetativa si origineranno i carducci. Si prelevano dalla pianta madre in estate durante la fase di riposo e, prima della messa a dimora, bisogna sottoporli a pregerminazione che consiste nel tenerli al buio e umidi per un paio di giorni così che, quando li si interra, siano già idratati e comincino a svilupparsi.
Coltivazione: l'impianto va fatto in buche larghe e profonde almeno 30 cm, badando a non interrare il colletto della pianta. E' meglio sistemare le piante in file distanziate tra loro 90-120 cm, mentre tra una pianta e l'altra nella stessa fila si lasciano in genere 70-100 cm.
La preparazione del terreno, a seconda della tipologia di coltivazione, avverrà in estate o autunno con una lavorazione profonda e seguente concimazione organica (letame), seguita da lavorazioni superficiali consecutive e messa a dimora dei carducci o degli ovuli.
La pianta emetterà un certo numero di carducci e si dovrà procedere alla scarducciatura lasciando uno, due o tre carducci per pianta.
Fondamentale è la lotta alle infestanti spratutto quelle con ciclo vegetativo sovrapponibile a quella del carciofo (Oxalis spp).
La durata di una carciofaia può essere di 7-10 anni.
Raccolta e conservazione: la raccolta si esegue quando il gambo si è notevolmente allungato, il capolino del bocciolo presenta le brattee ben chiuse e ha raggiunto le dimensioni tipiche della varietà.
Se si ritarda la raccolta si assiste ad un aumento delle dimensioni del capolino, le brattee esterne tendono ad aprirsi, inizia a differenziarsi l'infiorescenza e il capolino perde la commestibilità.
La raccolta dei capolini è di tipo scalare: inizia dalla prima decade di ottobre se si tratta di una coltura precoce e termina in giugno se la coltura è più tardiva.
Si effettua a mano eseguendo sul gambo un taglio a becco di flauto, asportando anche una porzione di gambo di 5-10 cm, accorgimento che permette di aumentare la produttività della pianta, in quanto vengono lasciate intatte le foglie più giovani e attive.
Si raccolgono anche i carducci, che spesso sono sottoposti alla pratica della imbiancatura e vengono chiamati "gobbi". Le foglie sono destinate all'alimentazione zootecnica o essiccate per preparare la farina di carciofo.
Patologie principali: possono dare problemi: l'arvicola, la nottua del carciofo (Gortyna xanthenes) e la depressaria (Depressaria erinaceella), gli afidi (Brachycaudus cardui, Aphis fabae, Myzus persicae ecc.), la cassida (Cassida deflorata);
Tra le malattie crittogamiche il marciume del colletto (Sclerotinia spp., Rhizoctonia spp.,) la peronospora e il mal bianco.
Varietà e Cultivar particolari: in base alle caratteristiche commerciali, si distinguono due grandi gruppi: varietà autunnali e varietà primaverili.
Il primo gruppo di varietà, dette anche rifiorenti, è destinato all'industria conserviera (surgelazione e inscatolamento), mentre il secondo porta una produzione di capolini più pregiata e vi si distinguono due grandi famiglie: i "Romaneschi" e i "Toscani".
Fra le varietà più famose si annoverano il 'Brindisino, il 'Paestum' (carciofo IGP) lo 'Spinoso Sardo' (coltivato anche in Liguria con il nome di 'Carciofo spinoso d'Albenga'), il 'Catanese', il 'Verde di Palermo', la 'Mammola verde', il 'Romanesco', il 'Mazzaferrata di Cupello', il 'Violetto di Toscana', il 'Precoce di Chioggia','il 'Violetto di Provenza', il 'Violetto di Niscemi'.
Curiosità: in medicina naturale e fitoterapia, grazie al contenuto di ferro e cinarina, trova un impiego per i disturbi funzionali della cistifellea, del fegato, nelle dislipidemie, nella sindrome del colon irritabile e, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito.
L'attività dei principi amari ne prevede l'impiego in casi di iperglicemia e diabete.
Fin dall'epoca romana questo ortaggio veniva consigliato contro i disturbi gastrointestinali.
L'acqua di cottura si utilizzava anche per lavaggi della pelle, ritenendo che potesse combattere in questo modo il 'mal di bile', cioè l'acne, all'epoca molto comune a causa dell'alimentazione basata su grassi e fritti.
Esperienze dirette degli utenti:
Nome comune: carciofo
Foto amantedeifiori:

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Famiglia: Asteraceae
Genere: Cynara
Origine e eventuali info storiche: mediterranea nota per i pregi organolettici descritti anche dallo storico greco Teofrasto. La selezione del carciofo (Cynara scolymus) dal suo progenitore selvatico (Cynara cardunculus) sembra risalire alla Sicilia del I secolo d.C. a testimonianza di questa ipotesi nei dintorni di Mazzarino, in Sicilia, è ancora presente un'antica cultivar, che si ritiene una forma di transizione tra il cardo selvatico ed alcune delle varietà di carciofo più note.
Dalla Sicilia a partire dal XV secolo si è diffuso in Francia e Inghilterra fino alle Nuove Americhe dove, introdotto dai colonizzatori nel XVIII in California e Luisiana, è oggi altamente infestante.
Morfologia della pianta: pianta erbacea perenne, alta e larga fino a 1,5 metri, con rizoma dalle cui gemme si sviluppano numerosi fusti.
Le foglie presentano un notevole polimorfismo anche sulla stessa pianta (la cosiddetta eterofillia). Sono di forma oblungo-lanceolata, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai capolini, pennatosetta e più o meno incisa in quelle basali. Si presentano verde lucido o verde grigiastro sulla pagina superiore e verde cinereo per la presenza di tomentosità sulla pagina inferiore. Le estremità fogliari possono presentare delle spine in alcune varietà come lo 'Spinoso di Palermo' e lo 'Spinoso Sardo'.
I fiori sono ermafroditi, riuniti in un capolino sferoidale di circa 5–15 cm. di diametro, con ricettacolo carnoso su cui sono inseritii fiori caratterizzati da corolla tubulosa di colore azzuro violaceo e calice trasformato in pappo setoloso che facilita la dispersione degli acheni tramite il vento.
L'infiorescenza vera e propria è circondata da brattee che in piena fioritura si aprono e lasciano emergere i fiori. La parte edule del carciofo altro non è che la base delle brattee e il ricettacolo, generalmente chiamato cuore.
Il frutto è un achenio (erroneamente chiamato seme) di forma allungata e di colore bruno, provvisto di pappo.
Range di temperatura: adatto al clima temperato caldo delle zone costiere resiste abbastanza bene fino a temperature di 0°C. Temperature inferiori possono provocare danni alle infiorescenze ed alle foglie e temperature inferiori a -10°C danneggiano le gemme del fusto rizomatoso.
Il carciofo risente anche della temperatura molto elevata; tra la fine della primavera e l'estate va infatti in riposo vegetativo.
Fabbisogno idrico: teme i ristagni d'acqua e la siccità prolungata, ha elevate esigenze idriche che nella coltura precoce estiva comportano abbondanti integrazioni delle precipitazioni metereologiche con un turno medio di 8-10 giorni, mediante la tecnica dell'aspersione.
Terreno: ama terreni profondi, freschi, di medio impasto tendenzialmente neutri e ricchi di sostanze organiche, preferibilmente non argillosi.
Non è coltivabile in vaso, se non di dimensioni davvero grandi e profonde e comunque con esiti non particolarmente interessanti.
Concimazioni: al momento dell'impianto della carciofaia occorre interrare una buona quantità di letame. L'apporto successivo di fertilizzanti è fondamentale per la produttività, è necessaria per questo motivo la somministrare di fertilizzanti minerali in dosi elevate: la concimazione fosfatica e quella potassica si effettuano all'atto dell'impianto e negli anni successivi al momento del risveglio; quella azotata invece si somministra sia con fosforo e potassio, sia un paio di volte durante il periodo di picco dello sviluppo vegetativo.
Semina: partire da seme è una cosa delicata, adatta agli esperti. Se si desidera partire da seme occorre essere consapevoli che si otterranno carciofi piccoli, spesso molto spinosi e che occorre molto tempo.
La moltiplicazione si esegue, quindi, nel periodo autunno-primaverile con i "carducci" provenienti dalla scarducciatura di altre carciofaie. I carducci sono germogli che crescono alla base della pianta e devono portare una porzione di radice.
Dove si pratica il risveglio anticipato, l'impianto avviene con "ovuli" in estate. Gli ovuli sono le gemme che si formano alla base del fusto interrato, da cui alla ripresa vegetativa si origineranno i carducci. Si prelevano dalla pianta madre in estate durante la fase di riposo e, prima della messa a dimora, bisogna sottoporli a pregerminazione che consiste nel tenerli al buio e umidi per un paio di giorni così che, quando li si interra, siano già idratati e comincino a svilupparsi.
Coltivazione: l'impianto va fatto in buche larghe e profonde almeno 30 cm, badando a non interrare il colletto della pianta. E' meglio sistemare le piante in file distanziate tra loro 90-120 cm, mentre tra una pianta e l'altra nella stessa fila si lasciano in genere 70-100 cm.
La preparazione del terreno, a seconda della tipologia di coltivazione, avverrà in estate o autunno con una lavorazione profonda e seguente concimazione organica (letame), seguita da lavorazioni superficiali consecutive e messa a dimora dei carducci o degli ovuli.
La pianta emetterà un certo numero di carducci e si dovrà procedere alla scarducciatura lasciando uno, due o tre carducci per pianta.
Fondamentale è la lotta alle infestanti spratutto quelle con ciclo vegetativo sovrapponibile a quella del carciofo (Oxalis spp).
La durata di una carciofaia può essere di 7-10 anni.
Raccolta e conservazione: la raccolta si esegue quando il gambo si è notevolmente allungato, il capolino del bocciolo presenta le brattee ben chiuse e ha raggiunto le dimensioni tipiche della varietà.
Se si ritarda la raccolta si assiste ad un aumento delle dimensioni del capolino, le brattee esterne tendono ad aprirsi, inizia a differenziarsi l'infiorescenza e il capolino perde la commestibilità.
La raccolta dei capolini è di tipo scalare: inizia dalla prima decade di ottobre se si tratta di una coltura precoce e termina in giugno se la coltura è più tardiva.
Si effettua a mano eseguendo sul gambo un taglio a becco di flauto, asportando anche una porzione di gambo di 5-10 cm, accorgimento che permette di aumentare la produttività della pianta, in quanto vengono lasciate intatte le foglie più giovani e attive.
Si raccolgono anche i carducci, che spesso sono sottoposti alla pratica della imbiancatura e vengono chiamati "gobbi". Le foglie sono destinate all'alimentazione zootecnica o essiccate per preparare la farina di carciofo.
Patologie principali: possono dare problemi: l'arvicola, la nottua del carciofo (Gortyna xanthenes) e la depressaria (Depressaria erinaceella), gli afidi (Brachycaudus cardui, Aphis fabae, Myzus persicae ecc.), la cassida (Cassida deflorata);
Tra le malattie crittogamiche il marciume del colletto (Sclerotinia spp., Rhizoctonia spp.,) la peronospora e il mal bianco.
Varietà e Cultivar particolari: in base alle caratteristiche commerciali, si distinguono due grandi gruppi: varietà autunnali e varietà primaverili.
Il primo gruppo di varietà, dette anche rifiorenti, è destinato all'industria conserviera (surgelazione e inscatolamento), mentre il secondo porta una produzione di capolini più pregiata e vi si distinguono due grandi famiglie: i "Romaneschi" e i "Toscani".
Fra le varietà più famose si annoverano il 'Brindisino, il 'Paestum' (carciofo IGP) lo 'Spinoso Sardo' (coltivato anche in Liguria con il nome di 'Carciofo spinoso d'Albenga'), il 'Catanese', il 'Verde di Palermo', la 'Mammola verde', il 'Romanesco', il 'Mazzaferrata di Cupello', il 'Violetto di Toscana', il 'Precoce di Chioggia','il 'Violetto di Provenza', il 'Violetto di Niscemi'.
Curiosità: in medicina naturale e fitoterapia, grazie al contenuto di ferro e cinarina, trova un impiego per i disturbi funzionali della cistifellea, del fegato, nelle dislipidemie, nella sindrome del colon irritabile e, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito.
L'attività dei principi amari ne prevede l'impiego in casi di iperglicemia e diabete.
Fin dall'epoca romana questo ortaggio veniva consigliato contro i disturbi gastrointestinali.
L'acqua di cottura si utilizzava anche per lavaggi della pelle, ritenendo che potesse combattere in questo modo il 'mal di bile', cioè l'acne, all'epoca molto comune a causa dell'alimentazione basata su grassi e fritti.
Esperienze dirette degli utenti:
corbezzolo (Reggio Calabria):
Nel periodo estivo la pianta non produce vegetazione e sembra morta, ma con l'arrivo delle piogge autunnali nascono nuovi carducci che possono essere usati per incrementare la carciofaia.
Nel periodo estivo la pianta non produce vegetazione e sembra morta, ma con l'arrivo delle piogge autunnali nascono nuovi carducci che possono essere usati per incrementare la carciofaia.
Canary bird (Alessandria):
Nonostante la pianta non sia propriamente rustica la mia carciofaia, con almeno 4/5 varietà di carciofo, resiste benissimo alle basse temperature del nord senza alcun tipo di copertura o pacciamatura, un paio di anni fa ha sopportato temperature di -22°C, perdendo la parte aerea e rivegetando in febbraio/marzo senza perdere il raccolto dell'anno
Nonostante la pianta non sia propriamente rustica la mia carciofaia, con almeno 4/5 varietà di carciofo, resiste benissimo alle basse temperature del nord senza alcun tipo di copertura o pacciamatura, un paio di anni fa ha sopportato temperature di -22°C, perdendo la parte aerea e rivegetando in febbraio/marzo senza perdere il raccolto dell'anno
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