Un’insolita malinconia accompagna il giardino in queste nebbiose giornate di gennaio, le piante sono come atleti cristallizzati ai blocchi di partenza.
Un cinorrodo di ‘Chapeau de Napoleon’ si protende per mostrare quanta altra bellezza rechi in sé.


Una pianta magnifica, di una vigoria non facile a trovarsi in una rosa.
Splendidi e sfolgoranti i suoi fiori, curiosi i suoi boccioli, non smette di stupirmi e di colpirmi stagione dopo stagione.
Quanto possono essere magnifiche queste piante quando si impari a capirle, e le si adagi nel migliore dei modi nella nuda terra mentre ancora tutto è freddo.
Lo faccio sempre con deferenza, come se consegnassi un oggetto delicato nelle mani di un energumeno che temo possa urtarne la bellezza. Movimenti delicati ma sicuri, protezione e forza, le stesse che darebbe una madre a un figlio da crescere.
Curioso, invece, come questo giardino sappia produrre piccoli segni di qualcosa che è ancora vivo.
Anche percorrendolo in questa giornata bigia e uggiosa, sono contenta di come ho lavorato. Ovunque volga lo sguardo colgo il segno di qualcosa che è rimasto, frutto della stagione appena trascorsa.
Il frutto del Cornus florida ‘Rubra’, piccolo tra i piccoli, non passa inosservato. Vivacemente rosso e lucido, tinge di un pezzetto di allegria i rami spogli, a ricordare la passata meraviglia delle sue magnifiche brattee.

La nebbia che pervade il giardino non lo ingrigisce del tutto, se vi abbiamo inserito delle piante che possano ricordare la sfolgorante bellezza che trionfava un po’ ovunque, quando lo avvolgevano il tepore della primavera e il caldo dell’estate; subito la malinconia ci abbandona e ci scopriamo a pensare che presto la bellezza busserà di nuovo alla porta.
La Magnolia soulangeana ha preparato da mesi le sue gemme a fiore e, giorno dopo giorno, le ha ingrossate nell’attesa.
Aspetto con lei il tepore che le faccia schiudere, la dolcezza della primavera che di nuovo porterà palpitanti emozioni.

Ma altri segni colpiscono il mio sguardo.
Scopro che nella nebbia si profila un lieve tratto di rosa madreperlato: è la Rosa 'New Dawn'. Un incauto fiore sfida l’inverno, si oppone con forza al gelo e buca il grigiore brumoso con la sua tenace bellezza.
Questa rosa rampicante non dovrebbe mancare nei giardini meno soleggiati. Accetta di buon grado una collocazione meno felice, mutando in una qualità il sacrificio: nella mezz'ombra, infatti, il suo rosa delicato e pastello si esalta in contrasto col fogliame verde scuro e luminoso, valorizzato da quella luce discreta che fa risaltare i colori più tenui che al sole, invece, apparirebbero sbiaditi.

Il fiore di una Yucca, madido di condensa, è avvolto dalla mano guantata della nebbia come in una carezza, che meritatamente aggiunge e nulla toglie alla sua grazia.

E che dire delle spighe leggere di un Pennisetum alopecuroides ‘Cassian Choice’, appena sfiorato da minuscole gocce di bruma che lo decorano come un antico lampadario veneziano? Stupende essenze piene di grazia e di morbidezza, queste graminacee ornamentali, purtroppo ancora poco usate e conosciute, arricchiscono le nostre bordure di un valore inusitato. Erba, dicono in molti, in fondo è solo erba. Vero, ma giudicate voi stessi…


Incauto Tarassaco, che hai avuto l’ardire di fiorire in inverno! E ora che la nebbia l’ha avvolto, come farà il tuo soffione a far volare lontano i suoi frutti? Questa grande mano ha sfiorato anche il tuo pappo e non potrai lasciare la terra per volare libero e lieve nell’aria e spargere te stesso ovunque. Dissennato Tarassaco, mai avresti pensato di venire al mondo quando la stagione era ostile e mai avresti pensato di nascere libero e morire prigioniero!

Il Rhus typhina ‘Laciniata’ è una pianta curiosa, per quei brividi da cui viene percorsa la corteccia dei rami più nuovi. La mano fredda e umida della nebbia sembra muovergli un fremito di cui rimane preda per ore ed ore. Un gruppetto delle sue foglie, invece, volteggia in quella bruma invernale e, come in un girotondo di bambini, gioca a farsi imprigionare e si lascia avvincere.


Qualcosa è successo, qualcosa è passato, qualcosa è finito… ma qualcosa si annuncia: è il Ciliegio.
L'ultima foglia dell’albero non è riuscita a toccare terra. È rimasta prigioniera del suo sogno, forte di non voler lasciar andare la sua vita, combattiva nel non voler ritornare alla terra. È l'immagine di un rimpianto che le gemme, già pronte da tempo su ogni rametto, testimoniano in questo frammento di vita e morte che ora sembrano congiunte.

E questo spettacolo di sonaglini luminosi che fanno danzare gli aghi del Cedro e del Pino domestico, è forse l’incantesimo di una fata? O sono solo piccole stille festose della bruma che, accarezzando tutto, lascia come ricordo del suo passaggio una coltre di infinite goccioline d’acqua? È l'incanto di un fenomeno naturale che riesce ad esaltare infiniti particolari.

Ma è una rosa a dare maggior pregio al giardino o è il ragno? Forse la rosa, forse la ragnatela… Ma è la nebbia a trasformarli in sottile intaglio e trama di cristalli.

Ogni singolo evento, ogni singolo essere rendono vivo e vitale il giardino e ne sono parte integrante. Ogni particolare può essere emozione e ogni emozione può essere particolare. Infiniti i giochi in un giardino e non solo di parole. Infinite le possibilità di leggerlo come se usassimo una grande lente o di scrutarlo come se lo passassimo al microscopio.
Non pensate mai, nemmeno per un istante, che il giardino si spenga e muoia quando il freddo lo coglie, quando gli alberi e gli arbusti sono nudi, quando la vita sembra sospendersi. Rianimate questa stagione inserendo nel vostro spazio quelle essenze che portano sui rami i ricordi del bel tempo passato, che recano un segno della loro vivace esistenza, che vi rivelano l’incanto, che vi ricordano ogni giorno che il giardino è Vita.
Un cinorrodo di ‘Chapeau de Napoleon’ si protende per mostrare quanta altra bellezza rechi in sé.



Una pianta magnifica, di una vigoria non facile a trovarsi in una rosa.
Splendidi e sfolgoranti i suoi fiori, curiosi i suoi boccioli, non smette di stupirmi e di colpirmi stagione dopo stagione.
Quanto possono essere magnifiche queste piante quando si impari a capirle, e le si adagi nel migliore dei modi nella nuda terra mentre ancora tutto è freddo.
Lo faccio sempre con deferenza, come se consegnassi un oggetto delicato nelle mani di un energumeno che temo possa urtarne la bellezza. Movimenti delicati ma sicuri, protezione e forza, le stesse che darebbe una madre a un figlio da crescere.
Curioso, invece, come questo giardino sappia produrre piccoli segni di qualcosa che è ancora vivo.
Anche percorrendolo in questa giornata bigia e uggiosa, sono contenta di come ho lavorato. Ovunque volga lo sguardo colgo il segno di qualcosa che è rimasto, frutto della stagione appena trascorsa.
Il frutto del Cornus florida ‘Rubra’, piccolo tra i piccoli, non passa inosservato. Vivacemente rosso e lucido, tinge di un pezzetto di allegria i rami spogli, a ricordare la passata meraviglia delle sue magnifiche brattee.

La nebbia che pervade il giardino non lo ingrigisce del tutto, se vi abbiamo inserito delle piante che possano ricordare la sfolgorante bellezza che trionfava un po’ ovunque, quando lo avvolgevano il tepore della primavera e il caldo dell’estate; subito la malinconia ci abbandona e ci scopriamo a pensare che presto la bellezza busserà di nuovo alla porta.
La Magnolia soulangeana ha preparato da mesi le sue gemme a fiore e, giorno dopo giorno, le ha ingrossate nell’attesa.
Aspetto con lei il tepore che le faccia schiudere, la dolcezza della primavera che di nuovo porterà palpitanti emozioni.

Ma altri segni colpiscono il mio sguardo.
Scopro che nella nebbia si profila un lieve tratto di rosa madreperlato: è la Rosa 'New Dawn'. Un incauto fiore sfida l’inverno, si oppone con forza al gelo e buca il grigiore brumoso con la sua tenace bellezza.
Questa rosa rampicante non dovrebbe mancare nei giardini meno soleggiati. Accetta di buon grado una collocazione meno felice, mutando in una qualità il sacrificio: nella mezz'ombra, infatti, il suo rosa delicato e pastello si esalta in contrasto col fogliame verde scuro e luminoso, valorizzato da quella luce discreta che fa risaltare i colori più tenui che al sole, invece, apparirebbero sbiaditi.

Il fiore di una Yucca, madido di condensa, è avvolto dalla mano guantata della nebbia come in una carezza, che meritatamente aggiunge e nulla toglie alla sua grazia.

E che dire delle spighe leggere di un Pennisetum alopecuroides ‘Cassian Choice’, appena sfiorato da minuscole gocce di bruma che lo decorano come un antico lampadario veneziano? Stupende essenze piene di grazia e di morbidezza, queste graminacee ornamentali, purtroppo ancora poco usate e conosciute, arricchiscono le nostre bordure di un valore inusitato. Erba, dicono in molti, in fondo è solo erba. Vero, ma giudicate voi stessi…


Incauto Tarassaco, che hai avuto l’ardire di fiorire in inverno! E ora che la nebbia l’ha avvolto, come farà il tuo soffione a far volare lontano i suoi frutti? Questa grande mano ha sfiorato anche il tuo pappo e non potrai lasciare la terra per volare libero e lieve nell’aria e spargere te stesso ovunque. Dissennato Tarassaco, mai avresti pensato di venire al mondo quando la stagione era ostile e mai avresti pensato di nascere libero e morire prigioniero!

Il Rhus typhina ‘Laciniata’ è una pianta curiosa, per quei brividi da cui viene percorsa la corteccia dei rami più nuovi. La mano fredda e umida della nebbia sembra muovergli un fremito di cui rimane preda per ore ed ore. Un gruppetto delle sue foglie, invece, volteggia in quella bruma invernale e, come in un girotondo di bambini, gioca a farsi imprigionare e si lascia avvincere.


Qualcosa è successo, qualcosa è passato, qualcosa è finito… ma qualcosa si annuncia: è il Ciliegio.
L'ultima foglia dell’albero non è riuscita a toccare terra. È rimasta prigioniera del suo sogno, forte di non voler lasciar andare la sua vita, combattiva nel non voler ritornare alla terra. È l'immagine di un rimpianto che le gemme, già pronte da tempo su ogni rametto, testimoniano in questo frammento di vita e morte che ora sembrano congiunte.

E questo spettacolo di sonaglini luminosi che fanno danzare gli aghi del Cedro e del Pino domestico, è forse l’incantesimo di una fata? O sono solo piccole stille festose della bruma che, accarezzando tutto, lascia come ricordo del suo passaggio una coltre di infinite goccioline d’acqua? È l'incanto di un fenomeno naturale che riesce ad esaltare infiniti particolari.

Ma è una rosa a dare maggior pregio al giardino o è il ragno? Forse la rosa, forse la ragnatela… Ma è la nebbia a trasformarli in sottile intaglio e trama di cristalli.

Ogni singolo evento, ogni singolo essere rendono vivo e vitale il giardino e ne sono parte integrante. Ogni particolare può essere emozione e ogni emozione può essere particolare. Infiniti i giochi in un giardino e non solo di parole. Infinite le possibilità di leggerlo come se usassimo una grande lente o di scrutarlo come se lo passassimo al microscopio.
Non pensate mai, nemmeno per un istante, che il giardino si spenga e muoia quando il freddo lo coglie, quando gli alberi e gli arbusti sono nudi, quando la vita sembra sospendersi. Rianimate questa stagione inserendo nel vostro spazio quelle essenze che portano sui rami i ricordi del bel tempo passato, che recano un segno della loro vivace esistenza, che vi rivelano l’incanto, che vi ricordano ogni giorno che il giardino è Vita.
Autore: Anna Damiani
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