Dafne: la ninfa che sfuggì alla passione di Apollo implorando il potere divino del fiume Peneo, suo padre, la vergine senza tempo che desiderò mutarsi in lauro pur di mantenere la sua purezza.
In greco, Dafne significa appunto lauro, alloro.
Ma la passione sfrenata del dio, il suo amore della bellezza non furono arrestati dall’interdizione soprannaturale di Peneo: stringendone le fronde, Apollo esclamò che quelle stesse gli avrebbero per sempre cinto il capo, la faretra e la cetra.
Ma l’aspettativa di passione del dio è stata disattesa.
La veemenza di Apollo nell’inseguire la bellezza e il suo amore, è stata vana.
Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, nel distico alla base del capolavoro marmoreo del Bernini, Apollo e Dafne, ispirato al mito ovidiano, scrisse:
"Chi amando insegue le gioie della bellezza che fugge,
riempie la mano di fronde e coglie bacche amare".
Com’era negativa la visione barocca del mito!
Non ricordavano, forse, che mentre Apollo abbracciava la corteccia ancora palpitante di Laura, questa sembrava finalmente cedere alla sua richiesta d’amore e beltà?
Per cui, se inseguendo la bellezza di un’estate ormai sfumata riempirete la mano di fronde e bacche amare, non credetevi sconfitti. Forse dovremmo davvero pensare che il momento di massima celebrazione e fulgore della bellezza è dato dal ricordo che ci lascia, dai segni che permangono indelebili.
Solo così sapremo godere anche della lunga “cattiva stagione” e del torpore cui ci induce: sarà sufficiente riempire il giardino di graziosi souvenir della bellezza, i doni più belli che ci porgono l’autunno e l’inverno, ossia bacche e fronde dai colori melanconici.
Più osservo il mio giardino, più mi convinco che la struttura e l’interesse invernale siano due degli obiettivi più importanti da raggiungere. In estate, infatti, sotto la calura estiva, nulla è più importante e rilassante di un verde fresco e rigoglioso.
Non ci sarà allora difficile scegliere piante belle sia in primavera sia in autunno e inverno.
Lo spazio che immagino è un’ampia corte assolata, dal sapore deciso e vissuto, dolciastro, e sorprendentemente disordinata e caotica all’interno: tutt’altro è ciò che suggerisce l’alta e squadrata siepe di Alloro (Laurus nobilis) che cinge i confini della nostra bacheca dei ricordi.
In un angolo, un Melo da bacca colora i mesi autunnali ed invernali con colorati pomi (questo il loro vero nome, ossia “falsi frutti”) che perdurano fino a marzo e incanta, in primavera, con una sublime fioritura bianco rosata: è Malus ‘Red Sentinel’.

Lungo gran parte del perimetro interno della siepe, una vasta selezione di arbusti sembra infiammare questo luogo di raccoglimento invernale.
Rosa glauca, ‘Complicata’ e rose ‘Ballerina’ punteggiano la bella stagione con fiori semplici, rosa, ma dipingono ora un delicato gioco di tasselli rossi: proprio i souvenir di cui parlavo, meravigliosi nella morsa della brina o del gelo.



Poche piante hanno colori più belli di Aronia x prunifolia e Callicarpa bodinieri var. giraldii che, oltre ad uno spettacolare vestito autunnale, portano insolite bacche rispettivamente viola scuro e viola acceso.
Ad accompagnarle, vi sono anche quelle di Rhodotypos scandens, scurissime e persistenti. Questa pianta, parente della sfacciata Kerria japonica che conosciamo per la fioritura primaverile dei pon-pon giallo zucca della varietà ‘Plena’, presenta un raffinato fogliame e una lunga fioritura candida in maggio e inizio giugno.


Tutte queste specie arbustive, piantate in gruppi numerosi della stessa specie, invadono con leggerezza lo spazio, dando l’impressione di un luogo in stato di voluto abbandono, sensazione amplificata dalle masse di Panicum virgatum ‘Warrior’ che crescono tra le altre essenze.
È un luogo onirico, nel quale la presenza umana è indicata da due soli elementi: la pesante seduta in legno, poco visibile in mezzo agli arbusti, e la precisa potatura della siepe che divide la corte dal giardino circostante.
Come dare torto a chi ha scelto di nascondere alla vista altrui tanta meraviglia.
Non vorreste anche voi custodire come segreti i vostri migliori ricordi di bellezza?
Autore: Lorenzo Rebediani (Phoenix)
In greco, Dafne significa appunto lauro, alloro.
Ma la passione sfrenata del dio, il suo amore della bellezza non furono arrestati dall’interdizione soprannaturale di Peneo: stringendone le fronde, Apollo esclamò che quelle stesse gli avrebbero per sempre cinto il capo, la faretra e la cetra.
Ma l’aspettativa di passione del dio è stata disattesa.
La veemenza di Apollo nell’inseguire la bellezza e il suo amore, è stata vana.
Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, nel distico alla base del capolavoro marmoreo del Bernini, Apollo e Dafne, ispirato al mito ovidiano, scrisse:
"Chi amando insegue le gioie della bellezza che fugge,
riempie la mano di fronde e coglie bacche amare".
Com’era negativa la visione barocca del mito!
Non ricordavano, forse, che mentre Apollo abbracciava la corteccia ancora palpitante di Laura, questa sembrava finalmente cedere alla sua richiesta d’amore e beltà?
Per cui, se inseguendo la bellezza di un’estate ormai sfumata riempirete la mano di fronde e bacche amare, non credetevi sconfitti. Forse dovremmo davvero pensare che il momento di massima celebrazione e fulgore della bellezza è dato dal ricordo che ci lascia, dai segni che permangono indelebili.
Solo così sapremo godere anche della lunga “cattiva stagione” e del torpore cui ci induce: sarà sufficiente riempire il giardino di graziosi souvenir della bellezza, i doni più belli che ci porgono l’autunno e l’inverno, ossia bacche e fronde dai colori melanconici.
Più osservo il mio giardino, più mi convinco che la struttura e l’interesse invernale siano due degli obiettivi più importanti da raggiungere. In estate, infatti, sotto la calura estiva, nulla è più importante e rilassante di un verde fresco e rigoglioso.
Non ci sarà allora difficile scegliere piante belle sia in primavera sia in autunno e inverno.
Lo spazio che immagino è un’ampia corte assolata, dal sapore deciso e vissuto, dolciastro, e sorprendentemente disordinata e caotica all’interno: tutt’altro è ciò che suggerisce l’alta e squadrata siepe di Alloro (Laurus nobilis) che cinge i confini della nostra bacheca dei ricordi.
In un angolo, un Melo da bacca colora i mesi autunnali ed invernali con colorati pomi (questo il loro vero nome, ossia “falsi frutti”) che perdurano fino a marzo e incanta, in primavera, con una sublime fioritura bianco rosata: è Malus ‘Red Sentinel’.

Lungo gran parte del perimetro interno della siepe, una vasta selezione di arbusti sembra infiammare questo luogo di raccoglimento invernale.
Rosa glauca, ‘Complicata’ e rose ‘Ballerina’ punteggiano la bella stagione con fiori semplici, rosa, ma dipingono ora un delicato gioco di tasselli rossi: proprio i souvenir di cui parlavo, meravigliosi nella morsa della brina o del gelo.



Poche piante hanno colori più belli di Aronia x prunifolia e Callicarpa bodinieri var. giraldii che, oltre ad uno spettacolare vestito autunnale, portano insolite bacche rispettivamente viola scuro e viola acceso.
Ad accompagnarle, vi sono anche quelle di Rhodotypos scandens, scurissime e persistenti. Questa pianta, parente della sfacciata Kerria japonica che conosciamo per la fioritura primaverile dei pon-pon giallo zucca della varietà ‘Plena’, presenta un raffinato fogliame e una lunga fioritura candida in maggio e inizio giugno.

Tutte queste specie arbustive, piantate in gruppi numerosi della stessa specie, invadono con leggerezza lo spazio, dando l’impressione di un luogo in stato di voluto abbandono, sensazione amplificata dalle masse di Panicum virgatum ‘Warrior’ che crescono tra le altre essenze.
È un luogo onirico, nel quale la presenza umana è indicata da due soli elementi: la pesante seduta in legno, poco visibile in mezzo agli arbusti, e la precisa potatura della siepe che divide la corte dal giardino circostante.
Come dare torto a chi ha scelto di nascondere alla vista altrui tanta meraviglia.
Non vorreste anche voi custodire come segreti i vostri migliori ricordi di bellezza?
Autore: Lorenzo Rebediani (Phoenix)