Questo istruttivo articolo è stato postato sotto forma di link, ma per evitare che venga perso di vista, lo copio qui, in modo che chiunque voglia intervenire postando le sue impressioni, le sue esperienze, possa farlo.
Gli strumenti da utilizzare.
Fig. 1 – Riempire l’innaffiatoio con acqua fredda. 2. Misurare il livello di pH dell’acqua con il pH-metro (Fig. 2), in questo caso il pH è di 7,5. Un pH superiore a 7 ci dice che l’acqua è alcalina.
Fig. 2 – Il PH-metro mostra il livello di PH dell’acqua. 3. Aggiungere l’aceto di alcool all’acqua con l’aiuto di un misurino graduato. Come ho scritto all’inizio l’aceto di alcool (Fig. 3) è facilmente reperibile, questo l’ho comprato in un supermercato.
Fig. 3 – L’aceto di alcool. Utilizzare un misurino graduato per dosare l’aceto (Fig. 4), consente di dosare esattamente l’aceto e ricordarci della quantità totale necessaria per le annaffiature future.
Fig. 4 – Un misurino graduato ci permette di misurare la quantità di aceto che si sta utilizzando. Iniziare con un millilitro per litro (1 ml/l), in questo caso 17 ml (Fig. 45).
Fig. 5 – Aggiungere l’aceto all’acqua con un misurino graduato. 4. Mescolare l’acqua nell’innaffiatoio (Fig. 6) ed attendere un paio di minuti. Va bene quello che avete a disposizione, io ho usato un ramoscello avanzato dalle potature.
Fig. 6 – Mescolare l’acqua nell’innaffiatoio. 5. Misurare nuovamente il pH dell’acqua (Fig. 7). Il pH si è abbassato da 7,5 a 7,2. Quando si compie questa operazione la prima volta non si ha ancora conoscenza della durezza dell’acqua ed una piena padronanza del processo, è meglio misurare il pH ogni volta che si aggiunge l’aceto. Con il tempo si impara (circa) quanto aceto serve e bastano due o tre misure.
Fig. 7 – Il PH si è abbassato a causa dell’aceto. 6. Ripetere i passi 3, 4 e 5 fino ad ottenere un acqua con un pH ottimale per il rododendro. Noterete che il livello del pH inizierà a calare più lentamente, questo è dovuto al fatto che il pH è una grandezza logaritmica, quindi portare un pH da 7 a 6 vuole dire aumentare l’acidità di dieci volte. Il rododendro da il meglio di se con un pH compreso tra 4,5 e 6,0. Ho trovato i valori di pH ottimali del rododendro in un articolo pubblicato dalla American Rhododendron Society https://www.rhododendron.org/v46n2p77.htm. Si tratta di una associazione di appassionati di rododendri, nel loro sito web si possono trovare informazioni molto affidabili per la cura di queste piante.
7. Dopo che si è raggiunto il valore di pH corretto attendere cinque minuti e ripetere la misura (Fig. 8), questo per essere sicuri che il pH si sia stabilizzato.
Fig. 8 – Il PH dell’acqua ha raggiunto un valore adeguato per il rododendro. Il pH ha raggiunto il valore di 5,8. I motivi per cui non sono andato oltre sono due, il primo è che occorre sempre più aceto per abbassare il pH, il secondo è che uso quest’acqua anche per altre acidofile, le quali preferiscono altri intervalli di acidità. Questo è per me un buon compromesso per innaffiare rododendri e camelie consumando la minore quantità di aceto possibile.
8. Innaffiare il rododendro (Fig. 9). In questi giorni di grave siccità e calura bisogna prestare particolare attenzione ai rododendri, al minimo segno di disidratazione (Fig. 10) bisogna intervenire. Il rododendro impiega pochissimo tempo a rimettersi dalla sete (Fig. 11) a patto di non tardare troppo.
Fig. 9 – Innaffiare il rododendro.
Fig. 10 – Il rododendro presenta i primi segna segni della disidratazione abbassando le foglie.
Fig. 11 – Dopo un paio di ore dall’innaffiatura il rododendro è di nuovo nel pieno delle forze.
Conclusioni.
Per chi volesse approfondire l’argomento del pH riporto il link a wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/PH. Mentre alcuni link interessanti alla conltivazione di rododendri e camelie sono: https://www.rhododendron.org/index.htm, https://internationalcamellia.org/, CIR461/EP002: Camellias at a Glance.
Autore FrankieBeast75Pubblicato il Luglio 19, 2017Categorie Acidofile
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile.
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile?
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile?
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile? Spesso ci chiediamo quale acqua usare per coltivare al meglio le nostre piante acidofile. In questo articolo vi mostrerò in semplici passi come rendo acida l’acqua per le mie acidofile.
Le piante acidofile sono specializzate per sopravvivere nei terreni acidi, rododendri, camelie, ortensie, gardenie e azalee sono tra le più facilmente reperibili.
Chi, come me, vive in pianura padana ha a che fare con terreni tendenzialmente pesanti ed argillosi, inadatti alle piante acidofile, il che costringe a continui interventi correttivi sul terreno.
Coltivare un’acidofila in un terreno alcalino (o basico) può risultare complesso, anche se realizziamo una buca piena di terriccio per acidofile con il tempo perderà la sua acidità a causa del terreno alcalino che la circonda.
Personalmente preferisco coltivare le acidofile in vaso, questa soluzione permette al substrato di mantenere le sue caratteristiche di acidità.
Oltre al substrato bisogna fare attenzione all’acqua che usiamo per innaffiare.
Sia l’acqua degli acquedotti che quella dei pozzi può avere caratteristiche di pH molto differenti da un luogo ad un altro, nel caso si tratti di acqua alcalina (pH superiore a 7) questa andrà a ridurre con il tempo l’acidità del substrato.
Un metodo per impedire la riduzione dell’acidità del substrato da parte dell’acqua è quello di acidificarla quando questa ha un pH eccessivamente alcalino.
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile? Semplice, con l’aceto di alcool.
L’aceto di alcool è economico e facilmente reperibile, ma quanto bisogna aggiungerne all’acqua?
Dipende.
Per poter essere sicuri del valore di pH dell’acqua serve un pH-metro o delle cartine indicatrici di pH (come le tornasole).
Le piante acidofile hanno bisogno di un substrato acido in un intervallo ottimale per poter crescere al meglio, sbagliare il grado di acidità può ucciderle.
Spesso su internet si possono trovare pessimi o terribili consigli, il più delle volte basati su ignoranza o superficialità.
Un pessimo consiglio (l’ho letto in alcuni siti) è di aggiungere due cucchiai di aceto ogni litro di acqua, se non si conosce il pH iniziale non sapremo mai se l’acqua e diventata troppo o troppo poco acida.
Un terribile consiglio (purtroppo ho letto pure questo, sempre su internet) è quello di fare bollire l’acqua e lasciarla decantare una notte, questo non fa altro che concentrare i sali rischiando di peggiore la situazione.
L’unico modo per sapere se l’acqua ha il pH giusto per le nostre piante è l’uso di strumenti adeguati e non di impressioni o opinioni.
Io utilizzo un pH-metro per acquari, un modello economico a batterie, che negli anni si è rivelato uno strumento indispensabile quanto semplice da usare.
Ora vi descriverò i passi che eseguo per acidificare l’acqua da dare al mio rododendro.
Le piante acidofile sono specializzate per sopravvivere nei terreni acidi, rododendri, camelie, ortensie, gardenie e azalee sono tra le più facilmente reperibili.
Chi, come me, vive in pianura padana ha a che fare con terreni tendenzialmente pesanti ed argillosi, inadatti alle piante acidofile, il che costringe a continui interventi correttivi sul terreno.
Coltivare un’acidofila in un terreno alcalino (o basico) può risultare complesso, anche se realizziamo una buca piena di terriccio per acidofile con il tempo perderà la sua acidità a causa del terreno alcalino che la circonda.
Personalmente preferisco coltivare le acidofile in vaso, questa soluzione permette al substrato di mantenere le sue caratteristiche di acidità.
Oltre al substrato bisogna fare attenzione all’acqua che usiamo per innaffiare.
Sia l’acqua degli acquedotti che quella dei pozzi può avere caratteristiche di pH molto differenti da un luogo ad un altro, nel caso si tratti di acqua alcalina (pH superiore a 7) questa andrà a ridurre con il tempo l’acidità del substrato.
Un metodo per impedire la riduzione dell’acidità del substrato da parte dell’acqua è quello di acidificarla quando questa ha un pH eccessivamente alcalino.
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile? Semplice, con l’aceto di alcool.
L’aceto di alcool è economico e facilmente reperibile, ma quanto bisogna aggiungerne all’acqua?
Dipende.
Per poter essere sicuri del valore di pH dell’acqua serve un pH-metro o delle cartine indicatrici di pH (come le tornasole).
Le piante acidofile hanno bisogno di un substrato acido in un intervallo ottimale per poter crescere al meglio, sbagliare il grado di acidità può ucciderle.
Spesso su internet si possono trovare pessimi o terribili consigli, il più delle volte basati su ignoranza o superficialità.
Un pessimo consiglio (l’ho letto in alcuni siti) è di aggiungere due cucchiai di aceto ogni litro di acqua, se non si conosce il pH iniziale non sapremo mai se l’acqua e diventata troppo o troppo poco acida.
Un terribile consiglio (purtroppo ho letto pure questo, sempre su internet) è quello di fare bollire l’acqua e lasciarla decantare una notte, questo non fa altro che concentrare i sali rischiando di peggiore la situazione.
L’unico modo per sapere se l’acqua ha il pH giusto per le nostre piante è l’uso di strumenti adeguati e non di impressioni o opinioni.
Io utilizzo un pH-metro per acquari, un modello economico a batterie, che negli anni si è rivelato uno strumento indispensabile quanto semplice da usare.
Ora vi descriverò i passi che eseguo per acidificare l’acqua da dare al mio rododendro.
Gli strumenti da utilizzare.
Gli strumenti da utilizzare sono i seguenti:
Come acidificare l’acqua per le piante acidofile in 8 semplici passi.- Innaffiatoio.
- pH-metro per acquari.
- Misurino graduato per liquidi.
- Stecca per miscelare.
- Aceto di alcool.
1. Riempire l’innaffiatoio con l’acqua (Fig. 1). In questo caso ho utilizzato normale acqua del rubinetto per riempire un innaffiatoio da 17 litri.
Fig. 1 – Riempire l’innaffiatoio con acqua fredda. 2. Misurare il livello di pH dell’acqua con il pH-metro (Fig. 2), in questo caso il pH è di 7,5. Un pH superiore a 7 ci dice che l’acqua è alcalina.
Fig. 2 – Il PH-metro mostra il livello di PH dell’acqua. 3. Aggiungere l’aceto di alcool all’acqua con l’aiuto di un misurino graduato. Come ho scritto all’inizio l’aceto di alcool (Fig. 3) è facilmente reperibile, questo l’ho comprato in un supermercato.
Fig. 3 – L’aceto di alcool. Utilizzare un misurino graduato per dosare l’aceto (Fig. 4), consente di dosare esattamente l’aceto e ricordarci della quantità totale necessaria per le annaffiature future.
Fig. 4 – Un misurino graduato ci permette di misurare la quantità di aceto che si sta utilizzando. Iniziare con un millilitro per litro (1 ml/l), in questo caso 17 ml (Fig. 45).
Fig. 5 – Aggiungere l’aceto all’acqua con un misurino graduato. 4. Mescolare l’acqua nell’innaffiatoio (Fig. 6) ed attendere un paio di minuti. Va bene quello che avete a disposizione, io ho usato un ramoscello avanzato dalle potature.
Fig. 6 – Mescolare l’acqua nell’innaffiatoio. 5. Misurare nuovamente il pH dell’acqua (Fig. 7). Il pH si è abbassato da 7,5 a 7,2. Quando si compie questa operazione la prima volta non si ha ancora conoscenza della durezza dell’acqua ed una piena padronanza del processo, è meglio misurare il pH ogni volta che si aggiunge l’aceto. Con il tempo si impara (circa) quanto aceto serve e bastano due o tre misure.
Fig. 7 – Il PH si è abbassato a causa dell’aceto. 6. Ripetere i passi 3, 4 e 5 fino ad ottenere un acqua con un pH ottimale per il rododendro. Noterete che il livello del pH inizierà a calare più lentamente, questo è dovuto al fatto che il pH è una grandezza logaritmica, quindi portare un pH da 7 a 6 vuole dire aumentare l’acidità di dieci volte. Il rododendro da il meglio di se con un pH compreso tra 4,5 e 6,0. Ho trovato i valori di pH ottimali del rododendro in un articolo pubblicato dalla American Rhododendron Society https://www.rhododendron.org/v46n2p77.htm. Si tratta di una associazione di appassionati di rododendri, nel loro sito web si possono trovare informazioni molto affidabili per la cura di queste piante.
7. Dopo che si è raggiunto il valore di pH corretto attendere cinque minuti e ripetere la misura (Fig. 8), questo per essere sicuri che il pH si sia stabilizzato.
Fig. 8 – Il PH dell’acqua ha raggiunto un valore adeguato per il rododendro. Il pH ha raggiunto il valore di 5,8. I motivi per cui non sono andato oltre sono due, il primo è che occorre sempre più aceto per abbassare il pH, il secondo è che uso quest’acqua anche per altre acidofile, le quali preferiscono altri intervalli di acidità. Questo è per me un buon compromesso per innaffiare rododendri e camelie consumando la minore quantità di aceto possibile.
8. Innaffiare il rododendro (Fig. 9). In questi giorni di grave siccità e calura bisogna prestare particolare attenzione ai rododendri, al minimo segno di disidratazione (Fig. 10) bisogna intervenire. Il rododendro impiega pochissimo tempo a rimettersi dalla sete (Fig. 11) a patto di non tardare troppo.
Fig. 9 – Innaffiare il rododendro.
Fig. 10 – Il rododendro presenta i primi segna segni della disidratazione abbassando le foglie.
Fig. 11 – Dopo un paio di ore dall’innaffiatura il rododendro è di nuovo nel pieno delle forze.
Conclusioni.
In questo articolo ho spiegato come riuscire ad acidificare l’acqua per le piante acidofile con dell’aceto di alcool. I passi sono estremamente semplici. Le uniche difficoltà potrebbero essere relative al procurarsi un pH-metro, io l’ho comprato on-line per pochi euro, per chi non ama fare acquisti su internet può provare nei negozi di acquariofilia pagando qualcosa in più, oppure comprare delle cartine per la misura del pH in farmacia.
Link utili.Per chi volesse approfondire l’argomento del pH riporto il link a wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/PH. Mentre alcuni link interessanti alla conltivazione di rododendri e camelie sono: https://www.rhododendron.org/index.htm, https://internationalcamellia.org/, CIR461/EP002: Camellias at a Glance.
Autore FrankieBeast75Pubblicato il Luglio 19, 2017Categorie Acidofile
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