Credo sia opportuno fare un po’ di chiarezza in merito alla riproduzione da seme delle orchidee, perché mi sono accorta che è un argomento per tanti ancora poco chiaro.
Anche io, quando mi sono avvicinata al mondo delle orchidee, pensavo che questo tipo di propagazione fosse simile alla normale semina dell’alisso, o della lobelia, o dei tageti… ma non è proprio così!
E’ vero che anche le orchidee si possono seminare, e con successo, ma purtroppo per noi orchidofili casalinghi, l’operazione non è affatto semplice, perché richiede materiali piuttosto ricercati, una particolare cura nella sterilizzazione dei materiali stessi e…tempo!
Procediamo con ordine allora!
In natura i semi delle orchidee, che sono minuscoli come polvere ed ogni pianta ne produce milioni e milioni, vengono trasportati dal vento, e solo un occasionale numero di essi avrà la possibilità di germinare, in quanto perché questo possa accadere, dovranno cadere laddove siano presenti i fattori necessari al loro sviluppo: il più importante ed assolutamente indispensabile è la presenza di una “micorriza” , ovvero di un fungo simbionte, il quale fornirà moltissime sostanze nutritive alla pianta durante tutta la sua vita.
questi sono i semi


Fu soltanto nel 1922 che il dr. Lewis Knudson dell’Università di Cornell (USA), dopo decenni di tentativi andati in fumo, riuscì a fare germinare i semi di un’orchidea.
Vi riporto la parte di un paragrafo, tratto dal meraviglioso libro “Le Orchidee” della grande Rebecca Tyson Northen - edizione 1981- che io ho la fortuna di possedere, che credo possa essere utile:
“……… Egli aveva eseguito sperimentazioni in precedenza, che dimostravano che gli zuccheri influenzano favorevolmente lo sviluppo di una pianta. I suoi studi gli suggerirono che i semi di orchidea possono aver bisogno della presenza di zucchero per poter germinare.
Egli attribuì i successi ottenuti con i funghi non al loro diretto effetto sul seme stesso, ma alla digestione, da parte di funghi, di alcuni carboidrati e di sostanze azotate presenti nel substrato di coltura.
Zuccheri erano tra i materiali liberati durante il processo.
La sua teoria si rivelò esatta, Il dr. Knudson scoprì che i semi germinano prontamente senza la presenza di funghi quando vengono seminati su una gelatina di agar-agar alla quale siano state aggiunte le necessarie sostanze nutritive e zucchero.
Egli lavorò con molta pazienza per trovare qual era lo zucchero più adatto per quest’uso e in quale concentrazione. Dovette altresì regolare le proporzioni delle sostanze nutritive minerali.
Le beute contenenti la soluzione nutritiva di agar furono sterilizzate e i semi disinfettati per uccidere tutti gli organismi estranei che avrebbero potuto portare con sé. Le beute furono sigillate dopo l’introduzione dei semi e lasciate indisturbate finchè le piantine non si furono ben sviluppate, da otto mesi ad un anno più tardi.
Le beute funzionarono come perfette case di vetro, offrendo alle piccole pianticelle protezione da insetti e da ogni contaminazione, e provvedendo loro costantemente un’atmosfera umida, fino a che non furono cresciute. Questo metodo è chiamato simbiotico.
Il dr. Knudson, con il suo metodo rivoluzionò la coltura delle orchidee. Incertezze circa i risultati, confusione e rischi furono aboliti per sempre; grazie a lui i coltivatori ebbero a disposizione una tecnica assieme facile e sicura. Misurare gli ingredienti per la gelatina di agar-agar è piuttosto semplice e oggi è persino possibile comprare la mistura già preparata alla quale va aggiunta solamente l’acqua.”
Gli orchidofili che vogliono tentare questo esperimento (io non credo ne avrò mai il coraggio), dovranno procurarsi una bottiglia, la beuta preferibilmente, di vetro bianco molto trasparente, con l’imboccatura molto larga che, come chiusura potrà avere un tappo di bachelite a vite o un turacciolo di gomma.
Prima di essere usato il tutto dovrà essere sterilizzato.
Con un imbuto sterilizzato anch'esso, si potrà introdurre l’agar nella bottiglia, per uno spessore di circa 4 cm. Richiusa la bottiglia sarebbe consigliabile ri-sterilizzare il tutto. Quando la bottiglia si sarà raffreddata, coperta da un panno di lino pulitissimo, si potrà procedere alla semina.
ecco un esempio di una bottiglia adatta a questa operazione

Questo è l'agar ancora in fili

e questo è sciolto
Perchè si usa l'agar? perchè i semi di orchidea sono completamente privi di nutrimento e quindi, quando arrivano a germogliare, non hanno poi la forza e il nutrimento necessari per far comparire ad esempiole prime foglie, ed è per questo che devono "approfittare" delle sostanse nutrititive gentilmente offerte da qualcun altro, il famoso fungo (la micorriza).
Non avendo noi la possibilità di avere la micorriza, ci dobbiamo accontentare dell'agar, che è una gelatina molto nutriente che per fortuna non permette la formazione di muffe e sostituisce brillantemente il fungo.
Sembra (dico sembra perché lo leggo sui miei libri, ma non ne ho la prova) che anche in Italia esistano dei preparati ai quali si debba aggiungere solo l’acqua necessaria perché i semi possano subito germinare.
Queste formule sono state ideate sempre dal dr. Knudson e da Wacin & Went. Una volta aggiunta l’acqua a queste soluzioni, si completa con l’aggiunta di agar ed il preparato sarà pronto per la semina.
I semi dovranno preventivamente essere disinfettati in una soluzione antisettica per 4/5 minuti, successivamente asciugati e servendosi di un contagocce (naturalmente anch’esso sterilizzato), si spargerà una piccola quantità di semi sull’agar.
Pensate che la quantità di semi da introdurre in una bottiglia ha un volume pari a mezzo chicco di riso e contiene circa 1000 semi.
A questo punto si può chiudere la bottiglia con il tappo di gomma sterilizzato e lo si sigilla completamente servendosi di una candela accesa dalla quale si farà cadere qualche goccia di cera che andrà a coprire sia la parte superiore che quella laterale che aderisce all’imboccatura, per fa sì che non possa avvenire alcuna contaminazione.
Si incappuccernno il tappoo e il collo con un sacchetto di polietilene fermato con un elastico o con della carta stagnola.
La temperatura ideale è tra i 21° e i 24°, al limite si può scendere sino a 18° di notte, ma mai al di sotto. La bottiglia dovrà essere riposta in luogo ombreggiato ma umido e maneggiata il meno possibile.
Il primo movimento lo si può vedere dopo una quindicina di giorni quando i semi cominciano a gonfiarsi. Dopo circa 45 giorni diventeranno verdi e dopo due o tre mesi spunterà qualche accenno di fogliolina. Sempre molto lentamente spunteranno le radici e dopo sei mesi, finalmente. il seme sarà bene sviluppato.
Dopo 10/12 mesi dalla semina le piantine saranno ben sviluppate e si potrà così procedere al trapianto.

Le piantine dovranno essere maneggiate con cura


Tutte le foto sono prese in rete.
PS: tengo a precisare che tutto ciò che ho scritto purtroppo non è dato dalla mia esperienza personale, perchè non ho mai seminato orchidee, ma da informazioni che ho letto e studiato su qualche splendido libro che mi sono regalata.
Anche io, quando mi sono avvicinata al mondo delle orchidee, pensavo che questo tipo di propagazione fosse simile alla normale semina dell’alisso, o della lobelia, o dei tageti… ma non è proprio così!
E’ vero che anche le orchidee si possono seminare, e con successo, ma purtroppo per noi orchidofili casalinghi, l’operazione non è affatto semplice, perché richiede materiali piuttosto ricercati, una particolare cura nella sterilizzazione dei materiali stessi e…tempo!
Procediamo con ordine allora!
In natura i semi delle orchidee, che sono minuscoli come polvere ed ogni pianta ne produce milioni e milioni, vengono trasportati dal vento, e solo un occasionale numero di essi avrà la possibilità di germinare, in quanto perché questo possa accadere, dovranno cadere laddove siano presenti i fattori necessari al loro sviluppo: il più importante ed assolutamente indispensabile è la presenza di una “micorriza” , ovvero di un fungo simbionte, il quale fornirà moltissime sostanze nutritive alla pianta durante tutta la sua vita.
questi sono i semi

e questo è il seme al microscopio

Fu soltanto nel 1922 che il dr. Lewis Knudson dell’Università di Cornell (USA), dopo decenni di tentativi andati in fumo, riuscì a fare germinare i semi di un’orchidea.
Vi riporto la parte di un paragrafo, tratto dal meraviglioso libro “Le Orchidee” della grande Rebecca Tyson Northen - edizione 1981- che io ho la fortuna di possedere, che credo possa essere utile:
“……… Egli aveva eseguito sperimentazioni in precedenza, che dimostravano che gli zuccheri influenzano favorevolmente lo sviluppo di una pianta. I suoi studi gli suggerirono che i semi di orchidea possono aver bisogno della presenza di zucchero per poter germinare.
Egli attribuì i successi ottenuti con i funghi non al loro diretto effetto sul seme stesso, ma alla digestione, da parte di funghi, di alcuni carboidrati e di sostanze azotate presenti nel substrato di coltura.
Zuccheri erano tra i materiali liberati durante il processo.
La sua teoria si rivelò esatta, Il dr. Knudson scoprì che i semi germinano prontamente senza la presenza di funghi quando vengono seminati su una gelatina di agar-agar alla quale siano state aggiunte le necessarie sostanze nutritive e zucchero.
Egli lavorò con molta pazienza per trovare qual era lo zucchero più adatto per quest’uso e in quale concentrazione. Dovette altresì regolare le proporzioni delle sostanze nutritive minerali.
Le beute contenenti la soluzione nutritiva di agar furono sterilizzate e i semi disinfettati per uccidere tutti gli organismi estranei che avrebbero potuto portare con sé. Le beute furono sigillate dopo l’introduzione dei semi e lasciate indisturbate finchè le piantine non si furono ben sviluppate, da otto mesi ad un anno più tardi.
Le beute funzionarono come perfette case di vetro, offrendo alle piccole pianticelle protezione da insetti e da ogni contaminazione, e provvedendo loro costantemente un’atmosfera umida, fino a che non furono cresciute. Questo metodo è chiamato simbiotico.
Il dr. Knudson, con il suo metodo rivoluzionò la coltura delle orchidee. Incertezze circa i risultati, confusione e rischi furono aboliti per sempre; grazie a lui i coltivatori ebbero a disposizione una tecnica assieme facile e sicura. Misurare gli ingredienti per la gelatina di agar-agar è piuttosto semplice e oggi è persino possibile comprare la mistura già preparata alla quale va aggiunta solamente l’acqua.”
Gli orchidofili che vogliono tentare questo esperimento (io non credo ne avrò mai il coraggio), dovranno procurarsi una bottiglia, la beuta preferibilmente, di vetro bianco molto trasparente, con l’imboccatura molto larga che, come chiusura potrà avere un tappo di bachelite a vite o un turacciolo di gomma.
Prima di essere usato il tutto dovrà essere sterilizzato.
Con un imbuto sterilizzato anch'esso, si potrà introdurre l’agar nella bottiglia, per uno spessore di circa 4 cm. Richiusa la bottiglia sarebbe consigliabile ri-sterilizzare il tutto. Quando la bottiglia si sarà raffreddata, coperta da un panno di lino pulitissimo, si potrà procedere alla semina.
ecco un esempio di una bottiglia adatta a questa operazione

Questo è l'agar ancora in fili

e questo è sciolto

Perchè si usa l'agar? perchè i semi di orchidea sono completamente privi di nutrimento e quindi, quando arrivano a germogliare, non hanno poi la forza e il nutrimento necessari per far comparire ad esempiole prime foglie, ed è per questo che devono "approfittare" delle sostanse nutrititive gentilmente offerte da qualcun altro, il famoso fungo (la micorriza).
Non avendo noi la possibilità di avere la micorriza, ci dobbiamo accontentare dell'agar, che è una gelatina molto nutriente che per fortuna non permette la formazione di muffe e sostituisce brillantemente il fungo.
Sembra (dico sembra perché lo leggo sui miei libri, ma non ne ho la prova) che anche in Italia esistano dei preparati ai quali si debba aggiungere solo l’acqua necessaria perché i semi possano subito germinare.
Queste formule sono state ideate sempre dal dr. Knudson e da Wacin & Went. Una volta aggiunta l’acqua a queste soluzioni, si completa con l’aggiunta di agar ed il preparato sarà pronto per la semina.
I semi dovranno preventivamente essere disinfettati in una soluzione antisettica per 4/5 minuti, successivamente asciugati e servendosi di un contagocce (naturalmente anch’esso sterilizzato), si spargerà una piccola quantità di semi sull’agar.
Pensate che la quantità di semi da introdurre in una bottiglia ha un volume pari a mezzo chicco di riso e contiene circa 1000 semi.
A questo punto si può chiudere la bottiglia con il tappo di gomma sterilizzato e lo si sigilla completamente servendosi di una candela accesa dalla quale si farà cadere qualche goccia di cera che andrà a coprire sia la parte superiore che quella laterale che aderisce all’imboccatura, per fa sì che non possa avvenire alcuna contaminazione.
Si incappuccernno il tappoo e il collo con un sacchetto di polietilene fermato con un elastico o con della carta stagnola.
La temperatura ideale è tra i 21° e i 24°, al limite si può scendere sino a 18° di notte, ma mai al di sotto. La bottiglia dovrà essere riposta in luogo ombreggiato ma umido e maneggiata il meno possibile.
Il primo movimento lo si può vedere dopo una quindicina di giorni quando i semi cominciano a gonfiarsi. Dopo circa 45 giorni diventeranno verdi e dopo due o tre mesi spunterà qualche accenno di fogliolina. Sempre molto lentamente spunteranno le radici e dopo sei mesi, finalmente. il seme sarà bene sviluppato.
Dopo 10/12 mesi dalla semina le piantine saranno ben sviluppate e si potrà così procedere al trapianto.

Le piantine dovranno essere maneggiate con cura


Tutte le foto sono prese in rete.
PS: tengo a precisare che tutto ciò che ho scritto purtroppo non è dato dalla mia esperienza personale, perchè non ho mai seminato orchidee, ma da informazioni che ho letto e studiato su qualche splendido libro che mi sono regalata.
Commenta